Prato, 21 giugno 2018 – Aracne era un’abilissima tessitrice, così sicura di sé da osare sfidare la dea Atena in una gara. Naturalmente Atena ebbe la meglio e la povera Aracne fu trasformata in un ragno, condannata a tessere dalla bocca penzolando da albero. È solo una delle curiosità che al Museo Archeologico di Artimino Francesco Nicosia corredano l’allestimento di Trame d’antico, la mostra promossa all’interno del progetto di rete Ti porto al Museo che resterà aperta fino al 22 luglio. La mostra collega il tema della filatura e tessitura nel mondo etrusco a quello della tessitura degli scialli russi di Orenburg.
Fra gli oggetti esposti strumenti utilizzati per filare, rinvenuti come corredo di sepolture femminili, un prestigioso set da lavoro da Marsiliana, insieme a fuseruole, rocchetti, fusi, coltellini per tagliare i fili insieme ad altri monili femminili. L’esposizione è resa possibile dalla collaborazione con il Polo Museale della Toscana e il Museo Archeologico Nazionale di Firenze, prestatori dei reperti in mostra.
Filare e tessere erano l’emblema della donna, nelle sepolture femminili – anche in quelle di più alto lignaggio – e tra gli oggetti del corredo funebre venivano deposti uno o più strumenti dell’attrezzatura tessile con ricercate decorazione in ambra e osso, coltellini per tagliare i fili, forcelle o tavolette per tessere.
L’uso del telaio verticale a partire dall’VIII secolo a.C. distingueva socialmente la padrona di casa o comunque la signora di nobile origini. La domina si dedicava a questa attività assistita dalle ancelle, così come nei poemi omerici fanno Elena, Penelope, Circe, Calipso, spesso descritte sedute davanti al telaio. Un’altra tecnica, quella della tessitura a tavoletta, documentata anche nel Medioevo e in epoca moderna per produzioni di altissima qualità per esempio l’abito della Granduchessa Eleonora de’ Medici nel XVI secolo, consentiva di realizzare strisce di tessuto relativamente strette larghe da 2 a 10 centimetri, oppure bordure, mediante l’uso di piastrine quadrate o triangolari, di osso, di legno, di ceramica o forse anche di cuoio, forate a ciascun angolo.
Fra gli oggetti più rappresentativi, che restituiscono le immagini dell’attività tessile in Etruria, il tintinnabulo (pendaglio sonoro) di lamina bronzea dalla cosiddetta tomba degli ori della necropoli dell’Arsenale di Bologna e il trono ligneo di Verucchio. Su entrambi cogliamo le figure di donne assise su grandi sedili ad alta spalliera ricurva che si dedicano ad avvolgere la lana cardata sulle conocchie o lavorano ad un telaio verticale.
La mostra Trame d’antico resta aperta fino al 22 luglio al Museo Archeologico Francesco Nicosia di Artimino (piazza San Carlo, Carmignano) con il seguente orario: lun/mar/gio/ven ore 9.30-13.30, sabato e domenica anche 15-18, mercoledì chiuso. Info allo 055 8718124.
Redazione
Moira Pierozzi
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